Pavia, contratto trappola: sono italiani ma vengono pagati in moneta romena

Paolo Uggè, Presidente di Conftrasporto: Bisogna porre fine a insostenibili fenomeni distorsivi della concorrenza……….

In un mese si guadagnano poco più di 300 euro (1.400 leu) e senza contributi.

Immagine correlata

Sono italiani, lavorano in Italia (nell’Oltrepò pavese) ma ricevono uno stipendio romeno. E’ quanto denunciano i sindacati della Filt-Cgil che venerdì scorso hanno organizzato uno sciopero alla Ceva Logistics Italia. Il meccanismo è semplice: il contratto è romeno e prevede uno stipendio in parte in euro, in parte in leu, la valuta romena. Così in un mese si guadagnano poco più di 300 euro (1.400 leu) e senza contributi.

La multinazionale dei trasporti e della logistica, come riporta La Repubblica, si avvale per la manodopera di un’agenzia interinale con sede in Romania. Ques’ultima si rivolge a sua volta ad un’altra società e in questa lunga trafila sempre al ribasso (ogni azienda ricorre ad altre per la ricerca di lavoratori) ai 70 dipendenti infine viene proposto – tramite il consorzio di cooperative “Premium Net” – un contratto dalla Byway Jpb Consulting srl.

“La parte fissa veniva pagata in leu, e una piccola parte in euro – spiega sempre a La Repubblica Massimo Colognese, segretario provinciale della Filt-Cgil – .Questi contratti prevedono una retribuzione mensile di 1.400 leu (307 euro), ma il costo del lavoro per l’agenzia è molto più basso”.

“Somministrando i lavoratori dall’estero, pagano le tasse in Romania risparmiando – ricordano dalla Cgil – . Ma per il lavoratore dal punto di vista contributivo e fiscale non c’è traccia di niente”.

La prassi è abbastanza diffusa in alcuni settori nei quali lavorano facchini, camionisti e operai.

Dopo le proteste dei sindacati, la Ceva Logistics sembra che abbia chiesto al Consorzio Premium di interrompere i rapporti con la Byway Jpb Consulting romena.

La notizia è balzata all’ attenzione dei media nazionali dopo che i sindacati avevano proclamato uno sciopero per venerdì scorso.

Alleluia: dopo tre anni che lo diciamo ora tutti se ne accorgono”, ha commentato oggi Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto e vice presidente di Confcommercio. L’associazione aveva dato l’allarme anni fa, rilanciandolo a più riprese e proponendo lo ‘status del lavoratore mobile’ contro il dumping sociale, con – tra le altre regole da estendere almeno ai Paesi dell’Ue – un salario minimo al di sotto del quale non dovrebbe essere lecito scendere.

“Mentre alcuni Paesi europei, ultimo in ordine di tempo l’Austria, hanno introdotto per legge il salario minimo per i lavoratori, compresi i conducenti stranieri che svolgono operazioni di autotrasporto internazionale nel loro territorio, in Italia siamo ancora all’anno zero – ha spiegato Uggè –. La questione è urgente: per un motivo di dignità innanzitutto, ma anche di correttezza del mercato, bisogna porre fine a insostenibili fenomeni distorsivi della concorrenza, che sono in atto da tempo nel nostro Paese e ai quali non si è dato finora il giusto peso. La cosa da fare è dare applicazione al protocollo ‘Road Alliance’ sottoscritto a Parigi dai ministri dei Trasporti di diversi Paesi europei – ha concluso il presidente di Conftrasporto – e introdurre norme che impediscano l’attuazione di questa vergogna sociale”.

Questo elemento è stato inserito in News. Aggiungilo ai segnalibri.